Davide Ballardini, sessantenne tecnico del Sassuolo che domani affronta il Cagliari con un piede e trequarti in serie B, deve molto della sua carriera e dei suoi guadagni da professionista alla società rossoblù. Dopo un impiego da calciatore interrotto per infortunio nella Primavera del Cesena di Arrigo Sacchi, cominciò in panchina nello staff tecnico delle giovanili della stessa società. Da lì una lunga gavetta nei settori giovanili di Bologna, Ravenna, Parma e Milan. A 40 anni gli affidano una prima squadra a San Benedetto del Tronto in C1, e lui coglie l’occasione per spiccare il volo. Arriva quarto con il duo uruguagio Amodio e Bogliacino, schiera il prestito atalantino Cigarini che a centrocampo è un lusso per la categoria, e come centrale difensivo promuove un altro ex Primavera bergamasco, Canini, che a Cagliari lo precederà di pochi mesi (il difensore in rossoblù rimarrà sette anni con 185 presenze). Quella Samb fece parlare di sé fermandosi solo ai play off contro la corazzata Napoli, e Ballardini finì sul taccuino di Cellino che aveva bisogno di nomi per aggiornare il suo database e impinguare il suo record di allenatori esonerati. Così l’anno seguente, fatti fuori in tre giornate Tesser e Arrigoni, il presidente lo chiama tra lo sconcerto generale. Ballardini si trova in una situazione non facile, oltretutto senza l’esperienza necessaria, perché non solo non ha mai allenato in A, ma anche la B l’aveva vista solo in tivù fino a quel momento. Facile immaginare l’epilogo: in 9 partite il Cagliari mette assieme appena 4 punti senza lo straccio di una vittoria e il tecnico pelato torna a casa. Fine della corsa? Non proprio, si vede che Cellino per il Ballard è proprio un santo. Il tecnico infatti l’anno seguente ritorna in C col Pescara, ma le cose vanno male e viene esonerato. Sarebbe già tanto se l’anno seguente mantenesse la categoria, ma a Cagliari la squadra va male e in barba a tutte le previsioni il vulcanico Cellino richiama Ballardini questa volta tra lo stupore generale (per i più attenti è un termine meno forte di sconcerto).
La situazione in casa rossoblù è sicuramente disperata. Gufo triste Giampaolo e Doppio Rhum Sonetti dopo 17 giornate hanno lasciato i rossoblù all’ultimo posto con 5 punti di distanza dalla salvezza. Il redivivo Ballard comincia con due sconfitte (Udinese e Reggina) tanto per gradire e il divario sale a 7. Il pubblico di fede rossoblù si mette l’animo in pace anche perché facendo due conti il tecnico romagnolo tra andata e ritorno non ha mai vinto in 11 partite cogliendo quattro pareggi e sette sconfitte. Fine dell’avventura? Gente di poca fede. Da assiduo frequentatore dei tavoli di gioco Cellino capisce che è proprio questo il momento di rischiare. Tiene l’imperturbabile Davide contro il Napoli che al Sant’Elia sta vincendo al 90’ con un gol di Hamsik. Ennesimo tonfo? Non proprio. L’accesa rivalità coi campani, nata dopo il pessimo trattamento ricevuto dai tifosi rossoblà quasi undici anni prima nello spareggio col Piacenza al San Paolo (vedi l’imperdibile film “Deu ci seu”), spinge il Cagliari al miracolo, e nel recupero i gol di Matri e Conti fanno acciuffare una vittoria ormai insperata. E’ la scintilla che riaccende la speranza.
In barba a tutte le aspettative il Cagliari inanella un successo dopo l’altro, recupera il terreno perduto e si salva in carrozza ottenendo la meraviglia di 32 punti nelle 19 partite del girone di ritorno (sesto nella graduatoria parziale). Ti aspetteresti un’esultanza sfrenata, un tuffo nel Tamigi in pieno inverno (chissà perché poi proprio il Tamigi e perché proprio d’inverno visto che il campionato finisce a maggio), ma Ballardini è un tipo glaciale. Inforca i suoi occhiali neri da pindaccio (vedi Totò nel film La Patente) e va subito a battere cassa a Cellino dimenticandosi che il presidente l’aveva tolto dall’ultimo girone degli inferi. “Pretendeva di comprarsi un terreno a 800mila euro – racconterà poi Cellino – ma io mica poteva dargli un ingaggio del genere”. Anche perché, ma qui si entra nel romanzo, qualcuno condì quella rimonta con olio extra vergine di oliva e aceto balsamico di prima qualità. In parole povere si disse che nel girone di ritorno il Cagliari doveva raccogliere gli accordi maturati prima dell’andata con molte squadre con cui aveva concordato vittorie e sconfitte per la serie: tre punti per uno non fanno male a nessuno ed è sempre meglio che pareggio e pareggio perché tre va meglio di due. Tutte supposizioni mai riscontrate e ormai prescritte. Per la cronaca, Ballardini salutò Cagliari e mise a frutto quell’impresa nel miglior modo possibile costruendo la sua carriera a suon di ingaggi sufficienti a comprarsi non solo il terreno agognato (a quello ci pensò Zamparini del Palermo), ma anche le raccolte di fumetti di guerra, play mobil e costruzioni Lego. Ma Cellino che è tipo vendicativo non la prese bene. Attese il momento giusto e lo richiamò quattro anni dopo. Durò una giornata e lo cacciò sostituendolo con il celebre Mal di denti, al secolo Massimo Ficcadenti, altro personaggio che faceva giocare le squadre con i canoni del “perché mai avrò scelto questo mestiere” a cui Ballardini da anni si è ormai convertito (vedi sfilza di esoneri e retrocessioni). Ma non contento Cellino richiamò Davide e i suoi occhialacci neri per poi sostituirlo di nuovo con il predecessore. Che a quel punto se non mi sono perso nei calcoli divenne successore. In quel caso devo dire che il presidente ci andò pesante intentando una causa infamante contro il tecnico per non pagargli gli emolumenti. Ballardini difeso dall’avvocato Piero Olla stravinse in tribunale. Per la gioia dei proprietari terrieri romagnoli che gli cedettero altri enormi appezzamenti di terra.
Nanni ti ritrovo in forma. Mi aspetto che superi la vetta toccata con l’accostamento dell’attaccante Bombarda ad Anacleto Mitraglia
Grande Bombarda!!!